La ferita che rende l’adattamento così singolare o impossibile rende anche possibile un destino nuovo. È uno spirito nuovo che emerge dalla debolezza, e attraverso le nostre lacune esce fuori l’inaspettato.
(James Hillmann)
L’espressione del dolore, della sofferenza ed, infine, della perdita, evocano in noi l’ombra (Jung):
ciò che pare indicibile e inesprimibile, carico di proiezioni fantastiche e fantasmatiche. Ciò che sollecita vissuti intimi – privati e intensi. Ciò che racconta del nostro mondo sommerso.
Vivere l’abbandono, il trauma, significa percorrere un metaviaggio attraverso il dolore, le paure e le angosce, dove la parola diviene immagine densa, espressione del caos, del rumore, dell’oscuro, ma anche attesa e speranza, desiderio e illusione.
Tradurre in parole il pensiero significa affrontare ciò che si mostra a noi come incomprensibile:
dare un significato al “non senso” degli eventi, rendere creazione fantastica l’immagine mentale (Freud; Jung; Lacan) e dare nuova vita e nuova forza ai nostri giorni. Rivolgersi al nostro mondo interno, abbracciare le nostre paure e le nostre sofferenze, significa, in altre parole, accedere a un metapensiero: giungere fino a quel luogo dove la relazione è azione reciproca, vicinanza, empatia, energia vitale e amore.
Scrivere, sognare e raccontare…
…costituiscono azioni complesse benché attese, proprio laddove gli eventi della vita ci lasciano ammutoliti: percorrere il lungo viaggio nel recondito, attraversare le nostre immagini e i nostri sogni per accedere al nostro mondo e rileggere la profondità e la vastità del nostro immaginario (Matte Blanco).
L’ascolto delle nostre emozioni…
…della rabbia, del dolore e della speranza, la loro negazione e infine, il desiderio di condivisione, emergono anche nella cura dei silenzi, nell’impossibilità del verbalizzare a voce alta i propri rumori.
Nel mentre dello scrivere, del disegnare, del sognare, ciascuno ricostruisce e ripensa ciò che ha vissuto, si distanzia dall’evento accaduto, per potersene riavvicinare e riappropriare attraverso una forma nuova, immaginativa e vitale (Ricoeur).
Ed è lì che le nostre metafore ci offrono la possibilità di pro-seguire, dare nuova fisionomia al nostro racconto, attuando una cura riparatoria del malessere esistenziale, del dolore e della sofferenza.
Ed è lì che i nostri sogni ci attendono: sono immagini, simboli, frammenti – ridondanza che unifica biografia e desiderio.
Dr.ssa Claudia Proserpio